"Alle 12.41 del 17 giugno 2019 ho mandato una email alla società in cui ho comunicato le mie dimissioni dall'As Roma. Speravo non arrivasse mai questo giorno e invece è arrivato.
Per me è molto pesante e brutto da digerire, ma lo devo accettare, visto le dinamiche degli ultimi anni.
La mia scelta è data dal fatto che non ho mai avuto la possibilità operativa di lavorare con la Roma. Ho sempre detto alla società di voler fare il direttore tecnico, perché penso che rispetto a tanti altri, ho un occhio diverso per valutare un giocatore o un allenatore, ma non me ne hanno mai dato la possibilità. Io avevo contatatto Antonio Conte per la panchina, perché era l'unico che potesse cambiare le sorti della Roma, lui aveva dato l'ok, poi hanno fatto saltare tutto. Su Fonseca non mi hanno interpellato.
Non sono mai stato coinvolto in un progetto tecnico, non mi hanno fatto mettere bocca per nessuna cosa, mi tenevano fuori da tutto, non mi facevano andare nemmeno alle riunioni.
Io per la Roma ho messo dietro tutto, perché è stata non una seconda, ma una prima casa. Ho cercato di portare i colori giallorossi più in alto possibile. Ho fatto del mio meglio.
Ai tifosi mi sento di dire solo grazie per come mi hanno trattato, sarò sempre un loro tifoso, per me la Roma è la squadra più importante del mondo. Vederla così mi rattrista molto. I tifosi della Roma sono diversi dagli altri perché l'amore che ci mettono per questa maglia è qualcosa di surreale.
Quello che posso dire è che non è un addio ma un arrivederci, perché non riesco a vedere Totti al di fuori della Roma. Ora però devo dire che è giusto farmi da parte, poi se un'altra proprietà mi vorrà, tornerò volentieri.
Per il futuro prossimo sto valutando il da farsi, vedrò le offerte che ci sono sul piatto, la migliore la accetterò considerando sempre la mia fede giallorossa.
Mi hanno fatto smettere di giocare, mi hanno fatto lasciare la Roma. È stato sempre un pensiero fisso di alcune persone di levare i romani dalla Roma. Alla fine ci sono riusciti ad ottenere quello che volevano. Gli americani quando sono entrati hanno fatto di tutto per metterci da parte. E così hanno fatto con De Rossi. Vuol dire che io e Daniele andremo a tifare Roma in curva sud.
Il rapporto con Baldini non c'è mai stato e mai ci sarà. Uno dei due doveva uscire, quindi mi sono fatto da parte io. Lui pensava di starsene a Londra e risolvere le problematiche da lì.
Io ho sempre detto alla società che alla gente bisogna dire la verità, dire le cose come stanno, la Roma ha bisogno di vendere ad ogni 30 giugno i migliori giocatori in rosa, per via del fair play finanziario.
Quando io dissi ad inizio anno che la Roma sarebbe arrivata quarta o quinta e che la Juve avrebbe vinto lo scudetto a gennaio, mi hanno dato dell'incopetente pur di non dire la verità, io in questa società non riesco a stare, sono abituato a dire la verita.
Io l'ho sempre detto, il presidente deve essere sul posto, perché quando lo si vede spesso, si sta tutti sugli attenti, quando non c'è il capo, tutti fanno quello che vogliono. Stessa cosa vale per i giocatori.
Qui ci sono dirigenti che quando la Roma perde, ridono, lo fanno perché sono contenti di vederla perdere.
Queste persone devono andare via da Trigoria, finché ci saranno questi, Roma non tornerà mai protagonista.
Alla Roma, i giocatori, gli allenatori, dirigenti, presidenti, passano. Le bandiere no, quelle non passano, restano per sempre.
Sono stato sempre sincero verso questi colori, per questo mi faccio da parte.
Ho sempre messo davanti la Roma, anche oggi lo sto facendo, immaginarmi domani senza Roma, per me, equivale come la morte, ma dovrò accettarlo".
Mi sa che a Roma scoppia al rivoluzione